Dal 1862 ad oggi la
fotografia ha subito innumerevoli evoluzioni: dal bianco e nero alla foto a
colori, dalla fotografia analogica a quella digitale, sino ad arrivare alle auto-fotografie,
ovvero i selfie in cui chi scatta è al tempo stesso colui che viene
immortalato!
Molti dichiarano di
provar “vergogna” o sentirsi a disagio nello scattarsi foto, ma scagli la prima
pietra chi non ha almeno un proprio selfie sul suo smartphone!
Ogni giorno sui
social network sono caricati milioni e milioni di selfie, ma da un punto di vista
psicologico che significato ha?
Il selfie di base è
una rappresentazione di noi stessi utilizzato, secondo alcuni studi, per
attirare l’interesse degli altri ed assumendo quindi una forte connotazione
narcisistica.
Foto di bicipiti in palestra o mentre si passeggia lungo la riva
del mare con i nuovi occhiali da sole, foto di una serata con amici o mentre si
assapora un bel piatto di amatriciana,
foto del proprio corpo scultoreo o del nuovo tatuaggio.
Ma siamo davvero
sicuri che si parli sempre di narcisismo?
Ad una lettura piú attenta, il
selfie, puó rappresentare uno strumento utile per il raggiungimento della
consapevolezza di sé: mi osservo e mi conosco da dentro, tramite i miei
strumenti, e da fuori, tramite i feedback che ricevo. Al contempo do l’opportunità
agli altri di far capire chi sono e di raccontarmi. In tal senso i selfie permettono
di farci conoscere e di conoscerci, per conquistare una propria individualità.
Ma attenti a non
esagerare, vorremmo mica far la stessa fine di Dorian Gray?
Dott.ssa Monica Pirola
Psicologo a Melegnano
www.monicapirola.com
Dott.ssa Sara Peracchia
Psicologa a Pineto (TE)